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Tra le tradizioni natalizie più diffuse al mondo c’è l’albero di Natale e sicuramente voi avrete già addobbato il vostro con palline, luci e quanto più vi aggradi.
Questo suggestivo artefatto, che può essere sintetico o naturale, di solito viene realizzato intorno all’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione.
Ma da dove arriva l’usanza di addobbare l’abete per il Natale?
Facciamo un po’ di spazio alla sua storia.

Se il presepe è una tradizione inequivocabilmente cattolica, la gioia di allestire e decorare l’albero ha diverse origini e quelle che ci sono più vicine sono le pagano-nordiche.
Si è cercato di soffocare le origini a lungo e con successo, infatti non tutti sanno da dove arrivi di preciso questa tradizione che riveste un significato tanto profondo quanto commovente.

Dalla cultura nordica sappiamo che l’albero che definiamo di “Natale” non è altro che il leggendario Yggdrasill, ovvero l’Albero della Vita che collega le viscere della terra alle più remote profondità del cielo.
Chi studia le Rune o comunque ha avuto modo di studiare la mitologia norrena, sa bene il significato esoterico e magico che assume questo albero, legato al dio Odino.
L’usanza di decorare gli abeti, bianchi o rossi, è proprio tipica delle regioni nordiche ed era sempre un gesto di buon auspicio.
Pare che i Vichinghi seguissero il culto dell’abete rosso, carico di poteri magici, e lo recidevano per portarlo a casa affinchè potesse essere decorato con frutti (diventati poi le nostre tradizionali palline), pigne, rametti di vischio e agrifoglio, per ricordare che presto la primavera avrebbe ridato fecondità alla Terra.
La componente fondamentale era però la luce e le piccole candele che illuminavano ed illuminano, la chioma verde e odorosa, contribuivano a ricordare anche il ritorno del sole, visto che il nostro natale collima con quelle che all’epoca erano le celebrazioni relative al solstizio d’inverno.

Se oggi questo periodo dell’anno è per noi gioia, aspettandoci anche che cada la suggestiva neve, un tempo non era affatto così, poichè era preludio alla fine di ogni cosa e di giorni fatti di buio e paura.

L’abete era particolarmente sacro ai Celti e ai Druidi per il fatto che non perde le sue foglie, assurgendo così a simbolo di vita perenne persino sotto il gelo e le infinite notti invernali.
Questi popoli propiziavano la fine di quel buio attraverso la profonda simbiosi con il mondo naturale e l’abete serviva per comunicare con gli dei: la sua resina veniva bruciata in offerta, ma non veniva abbattuto, poichè al suo interno viveva il genio della foresta che avrebbe protetto la comunità.

Yule e la ruota del’anno celtico

Yule è un termine che vuol dire “ruota” e indica la ciclicità del tempo e delle stagioni.
Rappresentava dunque un momento di buio da attraversare nell’attesa di una nuova luce. Il solstizio d’inverno era dunque un momento di grande importanza che segnava la fine dell’oscurità e il ritorno, graduale ma inesorabile, della luce.
Per i Celti l’anno termina con il Tasso, l’albero della morte e ricomincia il 24 dicembre con l’Abete Bianco, l’albero della vita: sapendo questo non è difficile rendersi conto perché il cristianesimo abbia voluto impadronirsi della simbologia di Yule/Dicembre e dell’albero abete.
Non a caso il Cristo, definito, luce del mondo, nasce il 25 dicembre, quando cioè i giorni cominciano a farsi più lunghi.
In realtà tale valenza simbolica, oltre che ai celti, era comune a tante religioni e culture del mondo antico e medievale e probabilmente in seguito venne assimilata dal cristianesimo.
Tutto questo però un tempo non aveva nulla a che vedere con la religione e non era una semplice simbologia, poichè non c’era l’energia elettrica e si soffriva moltissimo la mancanza di calore e di Sole.

Tradizione dell’albero presso altri popoli

Babilonesi
Il più antico “albero di Natale” di cui si ha notizia pare sia di origine babilonese.
Anche loro festeggiavano il Dio Sole Samash il 25 dicembre.
I babilonesi usavano anche decorare l’albero appendendovi diverse varietà di frutti. E’ stata ritrovata infatti una tavoletta babilonese (1850 a.C.) su cui è raffigurato un albero stilizzato, ai cui rami sono appese delle losanghe che raffigurano gli astri, mentre alla sommità è raffigurato il sole che domina.

Egizi
Nell’antico Egitto si venerava il dio Sole Ra e c’era l’usanza di addobbare una piramide con rami di palma, tradizione poi ripresa anche da altri popoli che ovviamente sostituirono la piramide con l’abete.

Romani
I romani invece a gennaio, durante le calende, usavano decorare le proprie case con rami di pino che addobbavano con foglie di edera e alloro.
Inoltre l’abete era sacro a Diana ed era legato alla Luna.

India
Per gli indiani l’albero di Natale è, come per i norreni, l’albero della vita con tutti i chakra accesi. Viene quasi sempre illustrato con 7 cerchi di luce che simboleggiano il risveglio della Kundalini e l’apertura dei chakra. La stella alla sua sommità è il simbolo del chakra della corona.

Medioevo
Durante il medioevo poi, i popoli germanici il 24 dicembre celebravano “il gioco di Adamo ed Eva”. Era occasione in cui piazze e chiese venivano riempite di alberi da frutto e di simboli di abbondanza, per ricreare l’immagine del paradiso. Successivamente gli alberi da frutto vennero sostituiti dagli abeti.

Sassoni e Normanni
Portavano gli alberi in casa per allontanare gli spiriti maligni. Come segno di venerazione verso gli alberi consacrati erano soliti appendere mele e altri frutti come offerte alle divinità. Inoltre appendevano anche pietre ai rami delle querce.
Nel passaggio verso il cristianesimo gli alberi venivano addobbati con delle cialde che simboleggiavano l’eucarestia, la tradizione che si è poi trasformata facendo prendere il loro posto ai biscotti.

Vediamo dunque come l’Abete abbia attraversato il tempo portando il suo significato di calore, abbondanza e vita anche quando la luce non c’è.

Infine cosa possiamo dire sul perché questa usanza non smette di riscaldare i cuori e continuiamo a decorare i nostri alberi?
Di certo perchè resta nel nostro DNA il retaggio legato ai nostri antenati in noi, che è quello di sperare che il Sole tornerà a splendere e madre natura tornerà a sorprenderci con il suo verde e i suoi saporiti frutti.

Con affetto
Rosy Siani ❤
Counselor & Soul coach

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