L’archetipo del Cercatore è la parte della nostra personalità che ci spinge a metterci in cammino verso una nuova meta e si attiva di solito quando iniziamo a mettere in discussione quanto si è conosciuto e vissuto fino ad un certo punto della propria esistenza.
E’ l’archetipo che contraddistingue molti operatori e professionisti nel campo della crescita personale e tutti coloro che sentono che, oltre il visibile e il materiale, esistono molte altre realtà possibili e pertanto non si accontentano più di ciò che appare. Avviene sovente che si sia sostenuti in tal senso da un impulso spirituale, per migliorare la propria esistenza, spesso percepita con malessere e senso di vuoto.
La spinta parte quindi da un’inspiegabile insofferenza o insoddisfazione verso la routine e l’ordinario e corrisponde allo spirito di ricerca che porta a farci delle domande esistenziali importanti.
Si tratta di una parte di noi libera e quindi amante della libertà, che aborre perciò costrizioni e abitudinarietà ed è fortemente protesa verso la conoscenza.
L’impeto interiore di chi è nell’energia del Cercatore è smosso fondamentalmente dalla curiosità ed è costantemente rivolto verso verso la verità, gli alti ideali e i misteri, per cui questa energia si manifesta dopo aver realizzato che la vita è una continua sfida che porta alla conquista della conoscenza di sé e del mondo. Ma soprattutto della felicità, non tanto quella momentanea ed effimera, quanto quella duratura e imprescindibile dagli eventi esterni.
Il Cercatore è collegato quindi al senso di aspirazione verso qualcosa di importante per noi stessi e si attiva per permetterci di comprendere chi siamo veramente.
Così ci invita ad intraprendere e conoscere sentieri ignoti, senza escludere nessun aspetto che contraddistingue la vita umana, che sia il lavoro, la conoscenza e il sapere o gli amori.
Il simbolo di questo archetipo è quindi proprio il Viaggio: nel momento in cui si sente il bisogno di esplorare il nuovo, lo spirito del cercatore ha la possibilità di attingere alla forza della propria anima per iniziare un nuovo cammino.
Così si va alla ricerca di nuove frontiere per scoprire forme d’espressione sconosciute.
In generale molte imprese – grandi o piccole che siano – e missioni di vita iniziano con un richiamo o una “chiamata” volta al comprendere il senso della vita oppure al suo miglioramento, per uscire da abitudini che si sono trasformate in blocchi e senso di soffocamento, se non addirittura senso di alienazione dalla realtà.
Perciò, in senso esteso, il viaggio può essere condotto non solo fisicamente nel mondo esterno ma anche interiormente, volto dunque alla conoscenza di sé, sviluppandosi in senso orizzontale verso gli obiettivi e in verticale verso le proprie profondità.
Poichè tendenzialmente l’essere umano, sentendosi sempre manchevole mira alla perfezione ed ambisce anche a conoscere ed evolvere, in questo archetipo il viaggio rappresenta una nuova avventura per spostare sempre un po’ più in là l’assicella dei limiti personali, facendo cadere le certezze e gli schemi pregressi conducendo ad uno stadio evolutivo più elevato.
L’indagine o viaggio interiore porterà inevitabilmente ad una netta trasformazione dalla quale non si riuscirà mai più tornare indietro. La caratteristica dei percorsi evolutivi e di crescita personale è proprio questa: una strada di non ritorno al già conosciuto e già visto, poiché si comprende che il loro compito si è esaurito, è stato svolto.
Si accede così anche all’iniziazione all’ambito misterico ed esoterico in cui il Cercatore arriverà a comprendere chi è, qual è lo scopo dello sua esistenza e il suo ruolo, conoscerà le Leggi Universali che ci governano e potrà utilizzare tali conoscenze solo per se stesso oppure metterle a servizio degli altri.
Questo è un processo iniziatico che parla di vita e morte, rappresentato nella letteratura misterica ed esoterica, dai cavalieri della tavola rotonda, con Parsifal che riesce a vedere il Graal.

Mantenendo la metafora del Viaggio, l’aspetto più importante però non è il raggiungimento della meta, ma l’esperienza vissuta per raggiungerla, anche perché non è detto che strada facendo, seppur si sia partiti con un obiettivo, questo poi non cambi in corso d’opera.
Il filo conduttore è comunque e sempre la Ricerca, che comincia da quel qualcosa che manca e che non si è sempre in grado di decifrare ed è sia materiale che spirituale.
Essa caratterizza tutta la vita, spingendo dall’ordinario allo straordinario, toccando tutti i campi del conoscibile.
Infatti il miglioramento o la crescita possono avvenire anche grazie a cose molto pratiche e materiali. Si può trascorrere la vita sì alla ricerca di qualcosa o andare semplicemente verso la realizzazione di un progetto, per cui sia il cercare un lavoro, avere un figlio o acquisire benessere economico, è comunque sempre qualcosa che arricchisce la vita dandole un senso e la rende realizzata.
Si comincia sempre da uno o più desideri, che apparentemente si credono essere all’esterno, ma che non sono altro che potenzialità innate che vogliono emergere.
Ci ritrova così, senza nemmeno accorgersene, nel cammino o percorso di evoluzione interiore.

Le caratteristiche del cercatore evoluto sono in primis la curiosità, nonostante le paure che possono pervaderlo: sa bene che la sperimentazione del nuovo ha un costo in termini di perdite e rinunce, di smarrimento e incertezza.
A seguire c’è l’ambizione e l’apertura a 360 gradi verso il nuovo e l’insolito: infatti tutte le invenzioni tecnologiche e le grandi scoperte dell’uomo sono state smosse dell’impulso di questo archetipo che ha una sete di conoscenza infinita, bisogno di verità nelle cose che vive e sente, sia per sé che per l’umanità.
E’ quell’energia che fa sentire il bisogno di fare il salto evolutivo e e fa sentire pronti a lasciare il conosciuto per lo sconosciuto, nella consapevolezza dei rischi ma anche delle possibilità.

Non finiremo mai di cercare. E la fine della nostra ricerca sarà l’arrivare al punto da cui siamo partiti e il conoscere quel luogo per la prima volta.
(T. S. Eliot)

Il cercatore a volte sa bene cosa non vuole, ma non è nemmeno certo di cosa vuole veramente ed è in questo caso che possono talvolta comparire sintomi psicologici e psicosomatici che esprimono un disagio interiore. Un disagio necessario però ad accendere la scintilla per la famosa chiamata alla partenza: in questo modo la ricerca in sé diventa di valore e costruita su un criterio di ambizione alla felicità.
Cercando la “via”, il Cercatore delinea il percorso verso la propria realizzazione e lo fa separandosi definitivamente dal passato ormai concluso, guardando al futuro tutto da concepire in cui accoglie eventualmente anche la solitudine come ulteriore e necessario prezzo da pagare per la sua dedizione alla ricerca.
Insofferente alle regole, ma per contro anche all’anticonformismo e all’anarchia, sa morire a se stesso per rinascere rinnovato e libero dal senso di colpa atavico, disponibile a condividere gli strumenti e le conoscenze acquisite per sostenere ed arricchire la collettività.

L’Ombra del Cercatore
Oltre alla determinazione ed alla perseveranza, è necessario che il cercatore si munisca anche di un forte senso dell’ironia e di capacità di sdrammatizzazione degli eventi pesanti che man mano si possono manifestare lungo il cammino e che potrebbero fargli venire la tentazione di invertire la rotta o cambiare percorso.
Infatti, quando si palesa la parte Ombra, o parte non evoluta, la modalità di ricerca del Cercatore si dimostra sterile, non costruttiva, trasformando il Cercatore in Viandante. Viene anche considerata come una deviazione di percorso: magari l’intento iniziale fa partire con i migliori proposti, ma poi accadono cose fuorvianti e l’entusiasmo si spegne per strada.
Mi riferisco anche a chi risponde alla chiamata e intraprende più di un “viaggio” senza però assimilare nessuna delle esperienze, poiché si muove da un percorso di conoscenza all’altro ritrovandosi però sempre al punto di partenza. Non si interiorizza e tutto quello che si è acquisito in itinere rimane alle spalle, disperso per strada, invece che dentro.
Tale atteggiamento è alimentato da altri fattori ombra che collimano, come la perenne insoddisfazione e il continuo bisogno di nuove emozioni ed esperienze. Per cui nel momento in cui si ottiene il traguardo, subito dopo si sente un senso di vuoto interiore e una noia che spingono nuovamente a muoversi per cercare altro.
Si insegue così una ricerca fine a se stessa in cui non ci si concede quei necessari momenti di sosta, sedimentazione e consolidamento di quanto appreso.
Se si è nella pura energia del cercatore evoluto, nel momento in cui si risponde ad una certa chiamata, si è consapevoli che il percorso non porterà tanto al raggiungimento dell’obiettivo, quanto piuttosto si arriverà a percepire in profondità l’essenza dell’esperienza vissuta che è più importante dell’esito finale: la vera conquista del Cercatore deve essere il percorso, non la meta.
Come è modalità ombra anche la fame incessante di cambiamento e di apprendere una cosa dietro l’altra senza neanche prendersi il tempo di assimilare e apprendere fino in fondo gli studi fatti. Si scambia la ricerca interiore con il voler placare l’ansia, che invece richiede una certa profondità di azione.
Stare nella continua “modalità on” del fare e dell’avere, impedisce di portare l’attenzione alla discesa nelle profondità, perché la paura di scoprire cose dentro di sé è più forte di quelle che possono far paura all’esterno…
Si può perdere così il senso della misura, generando un atteggiamento bulimico verso il sapere e che produce un sovraccarico di impegno: in questo modo ci si depriva di energie invece di acquisirne, perché si perde il contatto con le effettive necessità e bisogni personali, andando verso un nutrimento momentaneo e mentale, che non è efficace in senso pratico e in senso spirituale.
Stesso dicasi per l’accumulo di beni materiali, cercando la felicità suprema nel maggior possesso di denaro, successo, sesso: l’attenzione è così rivolta verso l’esterno, l’oggetto invece che verso ’esperienza in sé.
Inoltre c’è una tendenza generale a credere che possa bastare uno o più corsi, magari anche solo teorici, per aver risolto problematiche ancestrali, radicate e compreso tutto.
E’ una procedura che non sempre porta ad ottenere risultati duraturi.
Altra zona d’ombra è rappresentata dalla presunzione e dalla superbia che portano al senso di superiorità verso chi non sembra appartenere o seguire uno stesso percorso di crescita. Si assume in questo senso uno sguardo dal proprio piedistallo invece che dal cuore, eccedendo in megalomania ed ostentazione delle proprie imprese, senza rendersi conto che questo è solo un segno di debolezza, perché non si è in grado di ammettere le proprie fragilità, mettendo in evidenza solo il meglio (o ciò che si crede tale) di sé.
Avere un’ambizione eccessiva fine a se stessa o una tendenza a perseguire il continuo miglioramento, se non realmente ancorate a dei valori consapevoli, si possono trasformare in perfezionismo patologico ed esibizionismo esasperato, dove tutto va raggiunto con ogni mezzo e costo. E’ necessario muoversi verso il progressivo allargamento dei propri limiti personali per stare meglio in senso di qualità della vita e non per raggiungere il successo o vantarsi delle proprie imprese se, pur di raggiungerlo, tutto va a discapito del benessere psicofisico rischiando anche di perdere i propri affetti più cari.
Altri aspetti Ombra a cui far attenzione:
– confondere la ricerca con la fretta e l’impazienza di nuove conquiste che poi si rivelano sempre uguali a se stesse;
– curiosità di superficie per mostrare un parvenza di rinnovamento e trasformazione inesistenti, ma solo per farsi notare;
– non saper distinguere: l’essere in fuga oppure l’essere sulla via di una ricerca autentica, la ribellione con l’anticonformismo e l’andare contro senza sapere dove e senza valori guida.
– confondere l’indipendenza con la solitudine e il non sapere chiedere aiuto con l’autonomia, facendosi carico di tutto.

Nel suo cammino il Cercatore ha in primis l’obiettivo di far emergere da sé tutte le potenzialità per muoversi verso un nuovo sé il più possibile spontaneo, ma anche in grado di contrastare l’emergere di tendenze passate sopite o represse. In fondo il suo cammino è verso la ricerca di un modo di essere magari tutto da inventare, la consapevolezza di una nuova identità possibile anche mantenendo alcuni vecchi valori e scopi e cercandone di nuovi. La strada nuova può essere percorsa anche tirando fuori dal bagaglio vecchie risorse e conoscenze: la nuova esistenza può essere il frutto della selezione intelligente di ciò che abbiamo imparato dal passato, aggiungendo nuovi modi di essere e nuovi modelli-guida. E perché no, anche nuovi riferimenti valoriali e nuove regole esistenziali più a dimensione spirituale.