Distruggendo il vecchio nasce il nuovo

 

Costruire può essere un lento e laborioso compito di anni.
Distruggere può essere l’atto sconsiderato di un singolo giorno.
Sir Winston Churchill

 

Il Distruttore, simbolicamente rappresentato dalla morte e dal caos, si manifesta tutte le volte che ci si confronta con un cambiamento, con il dolore e il dover lasciare andare ciò che era un punto di riferimento importante. È l’archetipo del lutto come parte integrante della vita e fa guardare al domani – che all’improvviso diventa incerto e minaccioso – con apprensione ed ansia. Con questa energia ci si trova ad affrontare una sorta di morte apparente interiore, cosa che avviene più e più volte durante l’esistenza, quasi a volerci far comprendere, un po’ alla volta, il senso della morte definitiva che appartiene a questo piano di coscienza terrestre.

Questo archetipo rappresenta la trasformazione, il senso dell’evoluzione e della crescita personale, poiché in esso si compie appieno il processo della metamorfosi, che facendo destrutturare da tutti gli schemi e regole, porta ad abbandonare le situazioni e le relazioni inutili.

La sua energia può manifestarsi quando meno ce lo si aspetta, andando a stravolgere la vita e i suoi equilibri, presentando situazioni di estremo dolore come un lutto, una separazione, un tradimento, una malattia, l’abbandono da parte di una persona cara, ma anche la fine di un progetto professionale e/o personale in cui si aveva creduto molto. Ad esempio, la fine di un grande amore, soprattutto se si era investito molto nella relazione, conduce l’individuo ad una morte psichica.
Ecco, quando entra in campo il Distruttore ci si confronta con un senso di deprivazione e di vuoto ancora più intensi di quelli provati dall’archetipo dell’Orfano, perché tutto ciò in cui si credeva è perso, si è volatilizzato. Per questo arriva per insegnare a vivere il fallimento senza per questo sentirsi falliti.

Qualsiasi evento grave si sia verificato, di certo da quel momento in poi la vita cambia, non può più essere la stessa. La strada su cui si camminava prenderà un altro corso.

Questo archetipo porta in sè il potente messaggio che molte filosofie e tradizioni spirituali, in primis quella buddista, ci tramandano, ovvero che tutto ciò che esiste è sottoposto all’impermanenza su questo piano terrestre, alla legge inesorabile del mutamento, tradotta dal concetto del Panta Rei.

Pur trascorrendo la vita a costruirci certezze lavorative, familiari ed economiche, siamo tutti consapevoli che nulla è certo e durevole, ogni cosa può esserci tolta da un momento all’altro, quindi integrando il concetto di impermanenza si comprendono sia il distacco che la transitorietà dell’esistenza. Si comprende inoltre che quel senso di perdita proviene dall’attaccamento e dal possesso dell’oggetto/soggetto perso, mandando in crisi il personale senso dell’esistenza e il valore attribuitole.

Nel definire il concetto del “tutto scorre, tutto si trasforma” Eraclito, sottolineava anche che esiste un’intelligenza insita in questo continuo mutare, un’armonia profonda che governa in maniera misteriosa il continuo equilibrio tra contrari e che provoca il divenire, l’evoluzione perpetua degli eventi. Questo per spiegare che quando si presenta il Distruttore non è mai perché si è sottoposti ad una punizione e che proprio in questi momenti di dolore è importante cercare di andare oltre gli schemi e concetti di fortuna o sfortuna, giustizia e ingiustizia, benedizione o maledizione, che non fanno altro che amplificare il senso di impotenza e di inadeguatezza che si sta vivendo.
Abitualmente infatti, chi subisce eventi traumatici si sente vittima del fato per ciò che gli accade, perché l’essere umano comune, cioè non praticante un percorso di crescita personale, tende a vedere solo l’equilibrio spezzato, le disgrazie e il pervadente senso di perdita, senza porsi domande sullo scopo e sul cosa insegna quanto accaduto. E’ importante astenersi dal giudizio perché solo guardando l’accaduto con distacco la vita ne mostrerà lo scopo reale e solo guardando in prospettiva potremo coglierne la perfezione.

In questa ottica il Distruttore non corrisponde esattamente alla beffa del destino, ma è una vera e propria spinta iniziatica che, mettendo alla prova nel far sperimentare grande sofferenza e instabilità, ha il compito di modificare gli equilibri esistenti per indurre a scoprirne di nuovi. Si manifesta dunque in modo improvviso per accelerare il processo di crescita spirituale in chi si è adagiato da troppo tempo nella sua zona di comfort, nella routine delle sue sicurezze e quindi fermo, se non addirittura bloccato nel percorso evolutivo.
Tutto questo è necessario perché durante il suo viaggio, l’Eroe alla ricerca di se stesso, se vuole creare delle condizioni migliori per una nuova vita, deve di lasciarsi alle spalle il vecchio, il passato, quella pelle di serpente che ormai non gli appartiene più, distruggendo ciò che gli è inutile, aprendo uno spazio al vuoto.

Promuovere le condizioni quindi per ciò che è fertile e creativo, perché unito all’energia dell’archetipo del Creatore conduce verso l’autenticità, al vero Sè: svolge quindi la funzione di distruggere come momento vitale per nuove creazioni e mentre distrugge crea le condizioni favorevoli per nuove possibilità.
In questo modo, come vuole la mitologia greca, si passa dal Caos al Cosmos che si accompagnano sempre come una coppia dialettica: infatti il Cosmos, inteso come ordine bello, buono e razionale del mondo, nasce sempre da uno sfondo caotico.

Ora, se riconosciamo e accettiamo il processo che avviene con il Distruttore, come parte inevitabile della vita che è cambiamento continuo, ci si può permettere anche di arrivare a governarne gli accadimenti in modo consapevole, nelle loro varie sfaccettature, percependo i movimenti interiori distruttivi e autodistruttivi.
Così si arriva a trasformare il modo di pensare, di agire, di relazionarsi, come anche un cambiamento nello stile di abbigliamento o di luoghi e persone da frequentare.

Siamo perciò di fronte ad un’energia Maestra.
Come principio base il Distruttore sa che non c’è nulla che si possa veramente distruggere, ma solo trasformare, così agisce per rinnovare insegnando la complicata arte del lasciare andare senza rimanere aggrappati al passato, anche quando nulla fa ancora presagire un reale cambio di scenario.

Il lasciar andare conflitti e attaccamenti restando consapevoli che il male esiste e si muove, per la Legge degli Opposti, in contrapposizione al bene: rappresenta la forza che nega, indispensabile all’equilibrio universale.
Per cui è nel lasciare spazio al nuovo che ha inizio la metamorfosi interiore.
Quando si diventa consapevoli di questo processo, inizia il recupero delle forze per la rinascita, in questo modo la morte non rappresenta la fine ma uno step obbligatorio per poter ricominciare.

Il Rivoluzionario o Ribelle

Uno degli aspetti del Distruttore è il Rivoluzionario, che si esprime quando si decide di buttare via la maschera del “come si deve o si dovrebbe essere”, per permettere di entrare in contatto ed esprimere la propria essenza autentica.
E’ l’iniziatore con abbastanza coraggio da abbattere falsi miti e credenze. E’ il ribelle con il compito di sorvegliare gli automatismi e l’uniformazione di persone e pensieri: la sua insofferenza, nei confronti di ciò che è precostituito, è necessaria perché costringe chi lo circonda a svegliarsi dal letargo e con la sua energia risveglia le energie altrui.
Si manifesta quando non si accetta più un certo stato di cose ed arriva perfino a ribaltare e trasgredire le regole convenzionali della società.
E’ l’energia sfidante dei sistemi e del comune buon senso e si muove verso la fine di un certo ordine prestabilito per metterne in campo uno nuovo.
Possiamo ricordare politicamente Che Guevara, Martin Luther King, Mandela ma anche le figure del Cristo, San Francesco e Gandhi rientrano nel novero dei grandi rivoluzionari della storia, venuti a smuovere i sistemi e le credenze.
Ovviamente anche con questa energia si è in precario equilibrio per cui anche il distruttore-ribelle deve sempre tenere sotto controllo se stesso e la sua coscienza per non esagerare diventando un dittatore.

Lato ombra del Distruttore

E’ davvero una sfida impegnativa in generale essere genitori, fratelli, partner o colleghi di lavoro di un Distruttore, in quanto la relazione con essi può muoversi nel conflitto ed arrecare tensione e stress, perché ferisce l’altro senza mostrare il minimo segno di empatia. Inoltre, non ammettendo la propria responsabilità nell’aver fatto del male o ferito l’altro, non cerca di porvi rimedio.
In questo modo non ammettendo il male che compie agli altri e a sé stesso, non potrà mai dare avvio al processo interiore di morte necessario alla rinascita.
Quando è in ombra il Distruttore esprime tutti quei comportamenti autodistruttivi verso se stessi e gli altri, Dall’uso di droghe e alcol alla violenza, che manifesta con atti comuni di criminalità, come stupri, vandalismo, pregiudizio razziale e sopraffazione sul diverso.
Distrugge per il piacere di farlo e senza permettere costruzione o ricostruzione.
Ha una predisposizione alla critica che diventa feroce ed espressa per il gusto di criticare e annientare l’altro, criticando senza offrire alternative.

E’ dotato di immaginazione negativa e resta legato a vecchi schemi e modi di pensare senza trovarne giovamento, abbandonandosi al destino e a forze esterne accettando gli eventi dall’esterno passivamente.
Ci sono casi in cui l’archetipo ombra rimane attivo tutta la vita perché non si è riusciti a lasciar andare il passato. In questo senso si è entrati in una modalità di sofferenza continua che porta alla morte.

Lato Ombra del Rivoluzionario o Ribelle

Il lato in ombra è fautore di pensieri pessimistici e negativi espressi con mancanza di diplomazia e di considerazione verso il pensiero comune.
Seppure le sue idee possono aprire al nuovo e al cambiamento di qualcosa che ormai è obsoleto e inefficace, nel voler ribaltare a tutti i costi l’inadeguato, a suo avviso, status quo, a volte finisce per minacciare relazioni ed equilibri validi. Il suo modus agendi è creare caos e precarietà, per cui è inevitabile che vada a minare la serenità di chi gli vive a fianco.

L’energia maestra del Distruttore insegna la trasformazione, la rigenerazione, a far pulizia interiore ed esteriore, ad accettare il concetto della rinascita, sia in vita stessa che dopo la morte. E’ maestra nell’insegnare ad accettare il dolore e la virtù dell’Umiltà.
Se non si impara a morire a se stessi, non si può imparare a vivere. Per cui permettendo a se stessi di addentrarsi nei profondi misteri della Morte, si consente l’accesso alla Vita Vera, che conduce alla realizzazione del proprio Sé.